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Mare Neminis

Ci sono esperienze che si fanno e finisce lì, altre che si fanno e restano dentro. Mare Neminis, manifestazione tenutasi oggi presso la Casa Circondariale di Castrovillari, fa parte di queste ultime. Detenuti, detenute e ragazzi del corso diurno dell’Istituto Alberghiero di Castrovillari insieme a presentare in maniera scenografica un libro, Kutambulula, frutto di un lavoro da loro svolto insieme anche se a distanza. Ma non oggi, oggi finalmente alunni e alunni-detenuti hanno un volto e un nome, si stringono la mano, si scrutano, giudicano da una prima apparenza e poi finalmente si lasciano conquistare dalla comune umanità.  Le cancellate fisse di un carcere, anch’esse hanno un nuovo volto oggi, espongono le opere di Salvatore A., in Arte Nessuno, uomo, artista, casualmente prigioniero, come lo definisce l’artista cilena Gloria Antezana, che per questo Vernissage di Salvatore ha mandato una lettera che è un abbraccio umano; Poco importa, scrive Gloria, dove è il tuo corpo, poco importa perché sei dentro, poco importa il tempo che passa, c'è una libertà che nessuno può quantificare, rinchiudere, nominare, quella libertà si chiama essere ed essendo essa è senza padroni, senza ordini, è quello che più assomiglia allo sguardo di dio… Gli alunni leggono storie tratte dal libro, ma Kutambulula, come già ribadito nel sito vetrina ad esso dedicato Kutambulula.eu, non è solo un libro, è il frutto di un'esperienza collettiva, di un percorso educativo teso a valorizzare i concetti di accoglienza e diversità, una raccolta di brevi racconti tratti da interviste fatte ad alcuni dei nostri alunni immigrati, che ripercorrono il loro vissuto attraverso scorci dei luoghi d'origine, dei legami familiari, delle proprie culture e tradizioni, dei viaggi e dei disagi che li hanno condotti fino a noi. Anime palpitanti che rendono unico ogni racconto dietro cui c'è la persona, non un fenomeno o un problema da affrontare. E queste persone oggi escono dal libro e sono insieme a noi, attraverso il reading dei nostri studenti: Marius E., Salvatore M., Francesco F., Salvatore P. Ad ogni lettura segue una canzone in un repertorio che va da Ivano Fossati a Francesca Michielin, Brunori Sas, Zaz, Guadalupe Pineda, Vasco Rossi con la splendida voce di Alessia Groccia, l’energia prorompente di Federico Sola e il talento di Giuseppe De Tommaso alla chitarra. Grande partecipazione da parte di questo pubblico sui generis e variegato, che sa accompagnare con ritmo ed entusiasmo e nello stesso tempo sa ascoltare con profonda attenzione le storie narrate. Cosa determina in fondo la riuscita di un evento? La sintonia che s’instaura tra chi parla e chi ascolta e questo avviene solo quando una lunga serie di elementi si armonizzano dall’organizzazione all’esecuzione, ebbene è ciò che è avvenuto oggi a Castrovillari e all’interno di un Istituto di detenzione come la C.C .“R. Sisca”. 

Esperienze come queste, con a capo la Dirigente dell’IPSEOA prof.ssa Franca A. Damico e la Direttrice della Casa Circondariale di Castrovillari dott.ssa Maria Luisa Mendicino, promotrici di azioni educative volte al superamento del disagio socio-culturale, andrebbero incoraggiate e diffuse, aperte al territorio, sostenute, perché il “dentro” venga fuori, perché tutto non finisca lì.

Natale in coro

Si è concluso il progetto scolastico teatrale “Natale in coro”, inscenato il 13 dicembre 2016 presso la Casa Circondariale di Castrovillari, alla presenza delle cariche scolastiche dell’IPSEOA e dei dirigenti della Casa Circondariale, progetto che ci ha visto protagonisti in veste di attori e di lettori. Abbiamo realizzato  quattro presepi che parteciperanno al concorso “Presepi artistici”, con esposizione presso la Sala Consiliare di Castrovillari dal 13 dicembre al 6 gennaio; la scenografia per due spettacoli teatrali, L’annunciazione in omaggio a Massimo Troisi  e La cena degli equivoci, in dialetto cosentino, scritta da uno di noi; abbiamo letto poesie sul Natale e su quello che il Natale dovrebbe essere, alcune d’autore e altre da noi composte; abbiamo ospitato e apprezzato enormemente le fantastiche voci del coro giovanile “Nova Vox Aurea” del Maestro Agnese Bellini e abbiamo accolto con enorme piacere una rappresentanza di alunni del corso diurno e del corso serale dell’IPSEOA, che hanno recitato insieme a noi e condiviso le nostre emozioni. Nell’ambito rieducativo progetti di questo tipo, che ci coinvolgono totalmente in un contesto di musiche, letture, espressione corporea, gestualità, disegno libero, pittura e manualità, sono, oltre che motivanti, utili per il nostro reinserimento sociale e lavorativo, in quanto danno un input positivo alla ricostruzione della fiducia nelle proprie capacità e possibilità; permettono in modo naturale la realizzazione di un tessuto relazionale il più delle volte assente negli ambienti carcerari e tutti questi aspetti nel complesso fanno sì che la persona si inoltri nel mondo del lavoro e del sociale come se fosse una sorta di abitudine, non una voragine incolmabile. Si tratta di percorsi culturali che alleviano la detenzione sia fisica che psicologica e in questo senso assumono una funzione “curativa”. Ben vengano dunque le direzioni come quella della Casa Circondariale di Castrovillari che promuovono con entusiasmo e collaborazione queste iniziative. Noi abbiamo la fortuna di essere affidati a persone (tra Direzione, area trattamentale, polizia penitenziaria, Presidi e docenti scolastici) che ci offrono la possibilità di esprimere i nostri talenti e di prenderne coscienza, in modo tale che siano spendibili anche fuori da queste mura. La funzione rieducativa rappresenta solo una minima parte delle possibilità che offrono questi progetti, poiché hanno una finalità che noi definiremmo “civile” e che ci sembra davvero importante; un momento di legalità, poiché intendiamo indicare con tale finalità la socializzazione tra due differenti tronconi della società: buono e sbagliato, dove queste due realtà si congiungono, non si guardano in cagnesco ma collaborano e tirano fuori il meglio, abbracciando  una visione etica più ampia e inclusiva di “ciò che è buono e ciò che è sbagliato”. Dal nostro piccolo con questa esperienza lanciamo un monito positivo per coloro che governano: ci prendano ad esempio perché la diversità (e noi ci sentiamo diversi), se non additata ma guardata con altri occhi, crea fermento e positività. Un grande ringraziamento di stima da parte nostra a tutti coloro che ci danno la possibilità di esprimerci e un bravo pensiamo di meritarlo noi tutti per la buona volontà e l’entusiasmo che pensavamo di avere smarrito. 

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 Alunni dell’Istituto alberghiero Casa Circondariale di Castrovillari

La prima sinfonia di Nessuno

di Salvatore A.

Tic tac tic tac… fermo. 

Prendo la sedia e mi accomodo in balcone. L’aria è fresca, l’orizzonte trasmette un chiarore tiepido, il sole anima la natura. Vedo le signore indaffarate nelle faccende casalinghe, i bimbi andare a scuola. Qualcuno lavora nei cantieri edili, altri guidano, altri fanno jogging. C’è chi passeggia e chi legge il giornale beatamente davanti al bar.

Collego i rumori ai gesti, sembra di comporre una sinfonia, ma ci ripenso, le sinfonie non sono animate, allora penso più ad un musical: ecco, un musical.

Gli uccelli cinguettano e svolazzano, le auto si muovono, le persone parlano e gesticolano, il sole li unisce con i riflessi che cambiano a seconda dei movimenti, musica visiva: questa è la vita, un grande spettacolo. Ne godo ampiamente. Pensando a ciò, mi chiedo a cosa serva la tecnologia estrema. Deduco che sia solo una gran perdita di tempo: immobili con lo sguardo fisso su un monitor, gesti meccanici, chiusi in una camera, respirare aria condizionata… una galera.

Ci siamo dimenticati di essere parte di questo bel mondo. Ci siamo dimenticati di essere natura. Ci siamo dimenticati di noi stessi… 

Sorridiamo!

Tic tac tic tac…

Lo scemo del villaggio

di Salvatore A.

Un raggio di sole illumina la mia camera, è un dolce destarsi, accompagnato dai suoni della natura e dal candido vocio delle due comari vicine che organizzano la giornata. Sorrido alla magica melodia.

Toc toc! 

Bussano alla porta. 

Di sicuro è Donna Assunta che, due volte a settimana, mi porta la ricotta fresca e qualche sua leccornia. Apro e me la trovo lì, bellissima, guanciotte rosse, vestita da lavoro e con un grosso sorriso. La faccio accomodare, le offro un te verde e dei biscotti preparati la sera prima; le racconto del pomeriggio di ieri: il raccolto degli asparagi e della cicoria è stato molto fruttuoso. Lei sorride. Le preparo due mazzetti di asparagi e una cesta di cicoria già pulita. Ci salutiamo, l’accompagno all’uscio e lei, molto pacatamente, mi rammenta che la prossima domenica sono a pranzo da loro; Don Eugenio, il marito, tiene molto a questo incontro, dobbiamo accordarci sulla compravendita di animali.

Chiudendo la porta odo l’odore del mare. Il nostro villaggio è situato in pianura, vicino al mare e vicino ai monti. Il tempo di fare colazione e… 

Toc toc! 

È Don Arturo. Mi ha portato le uova e due polli che gli avevo richiesto.

“Si accomodi, Don Arturo” 

Ci scambiamo i soliti convenevoli e lo porto di sotto in cantina. Lui ama bere la mia acquavite, così gliene offro un cicchetto. Sorride, e allo stesso tempo guarda in alto, dove ci sono le cannate con i salumi. Lo guardo. Conosco quello sguardo desideroso, così gli stacco un capocollo, gli do una bottiglia della mia acquavite e lo saluto con un po’ di fretta. Lui ha da fare nel pollaio, io devo accudire l’orto. Si va entrambi al lavoro sorridendo e in amicizia. Siamo così noi nel nostro villaggio: poche anime, ma ci dividiamo tutto. Che bei ricordi, il mio villaggio… me lo sono appena inventato!

Dedicato a Giacomo Leopardi

di Salvatore A.

Poesie

di Giancarlo P.

A mia mamma

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Mi sono incamminato su sentieri ignoti

Fino a sprofondare negli abissi più neri

Arrivando a toccare le note più oscure del mio essere

Ho conosciuto i miei demoni

E visitato le mie tenebre

Ho provato sensazioni meravigliose

E sperimentato lo splendore di questa vita

Poi all’improvviso sei arrivata tu,

Mi hai preso per mano,

Indicandomi il giusto cammino.

Tu, che mi hai insegnato a superare gli ostacoli,

a vivere nel rispetto e nella sincerità,

a non cadere nelle provocazioni,

a capire i veri valori della vita,

a nutrirmi delle piccole cose  

che offre la vita quotidiana.

Tu, che hai fatto di me una persona nuova, 

vera e sincera,

Insegnandomi ad evitare le trappole

In cui sono sempre caduto.

Grazie mamma,

perché con te ho compreso 

l’importanza assoluta della vita,

perché sei stato il sogno più bello

che abbia mai sognato.

Dolce veleno

Barricato in questo spazio angusto

In due metri quasi appena

Sono in preda alle mie solite paure

Accendo l’ennesima sigaretta, e fumandola

Ricostruisco l’immagine della mia vita

Che si riflette dentro di me.

Ho rinunciato ad un pezzo della mia esistenza

Solo grazie a te (o a me)

Maledetto e tempestoso dolce veleno

Tutto sembrava azzurro, quiete e silenzio

In lontananza il rumore di un ruscello,

il brontolio sordo di un tuono, e poi

all’improvviso la paura…

immagini che lasciavano segni indelebili,

timore di non essere più me stesso, 

di non riconoscere più il mio io

lune dorate e cieli azzurri erano,

quello che io volevo vedere, 

e non quello che realmente vedevo!

Quante rinunce per quei pochi istanti...

Di dolce veleno.

Ti odio

​

Ombra nera che imbalsami vite umane

e accompagni la morte,

cadaveri che a stento camminano

soffocati da questa vita 

che non abbiamo cercato noi,

è stata lei a sceglierci.

Niente può fare male come te,

ma allo stesso tempo, 

il sapore che lasci è meraviglioso 

e maledettamente dolce.

Giorno dopo giorno, mesi e mesi

che diventano anni di schiavitù

fisica e psicologica.

Solo dopo mi rendo conto

di questa condizione forzata

da cui dipendo,

che mi fa soffrire come un dannato

in un inferno dantesco!

Hai sempre puntato persone deboli come me

E sputato sentenze taglienti come lame.

Ma adesso voglio dirti basta!!!

Voglio gridarti il mio odio,

tutta la disperazione che ho dentro.

Credi di avermi sconfitto, da vigliacco.

Ti maledirò per sempre

non rinuncerò mai più alla mia vita

e per te nel mio mondo

non ci sarà più futuro.

Cambiare

​

Chi siete voi per giudicare la mia vita

I miei sbagli, le mie angosce, le mie paure?

Io ho vissuto nel bene e nel male,

Nella tristezza e nella felicità,

Nell’oscurità dei miei errori

E nello splendore dei miei giorni felici.

Io, che sto soffrendo le pene dell’inferno,

Io, che sto distruggendo la mia vita,

Io, che sto calpestando la mia dignità;

E voi, sempre lì, a sparlare e giudicare,

A infierire e colpirmi duramente,

A fare di tutto per farmi cadere.

Voi, con il vostro mondo perfetto,

Senza stranezze e senza difetto,

Voi, con la vostra felicità superficiale,

Con il voler a tutti i costi primeggiare,

Voi, perbenisti a tutto tondo,

Da voler fare invidia a tutto il mondo,

Lasciatemi ancora una volta sbagliare

E forse capirò, finalmente, che potrò cambiare.

Infinita tristezza

​

Rinchiuso in questo mondo oscuro,

Snaturato delle mie più piccole possibilità;

In questa tetra e soffocante realtà maledetta

Che poi ti cambia, e non ti aspetta;

In un tugurio desolante e angoscioso,

A pensar in un futuro un po’ più roseo;

In una cosciente anestesia,

Dove mi assale la malinconia;

In questo posto buio e desolato,

Dove non è facile uscire dal mio passato;

In questa oscurità senza fine,

Dove è più difficile capire

Tutta la mia colpevolezza,

Tutti gli sbagli della mia giovinezza;

E mi sento di non essere all’altezza

E mi accorgo di vivere un’infinita tristezza.

Io e lui

di Giancarlo P.

Non saremo i primi e né sicuramente gli ultimi a vivere e condividere questa grande tristezza, in uno squallido e tetro luogo, freddo e umido, dove l’unica amica che ci fa un po’ di compagnia è esclusivamente la solitudine… Molte volte parliamo di quello che ci lega o di quello che ci accomuna, dei nostri sogni, del nostro futuro ma soprattutto della nostra umile, bella e grandiosa famiglia, che, nonostante tutti i nostri grandi e gravi problemi, dovuti a errori di gioventù, non ci ha mai abbandonati. Siamo entrambi del segno del Leone, lui impulsivo, estroverso, testardo e di forte carattere, impavido, io molto più tranquillo, più sensibile, più profondo in tutto. Stiamo vivendo per la prima volta una situazione delicata e difficile, ma anche piena di speranza. Questa è la più potente forza che ci spinge ad andare avanti. Ci confrontiamo giorno per giorno, a volte abbiamo piccoli screzi, ma solo per il gusto di farlo. Lui come al solito ha sempre ragione, ma solo perché è più grande di me… Ahahah! È anche questo che fanno due fratelli, o no? Questa nostra avventura, seppur negativa, non la dimenticheremo mai, perché si, è vero che è triste, ma al tempo stesso molto importante. Rinchiusi in questo luogo, io con lui e lui con me: nessuno potrà mai intendere quello che può aver significato essere fratelli legati.

Bastava poco

di Giancarlo P.

Non mi ritengo uno scrittore, né un poeta e non ho la presunzione di volerlo essere, sono solo e semplicemente me stesso, un ragazzo che, penna in mano, esprime scrivendo le sue sensazioni, le sue emozioni e allo stesso tempo tutte le sue debolezze, le sue paure e le sue angosce.

Se mi trovo rinchiuso qui dentro è perché ho sicuramente commesso degli errori, i miei tracolli interiori hanno sempre preso il sopravvento su di me.

Adesso sto pagando a caro prezzo tutto questo, soffrendo e facendo soffrire chi ha sempre creduto in me.

Sto male, tormentato da me stesso, sapendo di aver calpestato la mia anima, avendo ricevuto da questa vita solo schiaffi e porte chiuse in faccia.

Rinchiuso qui dentro fumo l'ennesima sigaretta e penso.

Penso e ripenso, sapendo che, poi, alla fine, bastava poco.

Bastava uno sguardo dolce, un cenno d'intesa, una pacca sulla spalla, un semplice sorriso per capire e schiudere in me quelle speranze che dentro sapevo di avere.

Vela della pace

laboratorio di manualità a cura di Salvatore A.

Kutambulula

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